“Che associazione siete?” “Cosa fate allora come associazione?” “Allora non volete bene agli animali” queste sono le domande che ci vengono rivolte nel momento in cui neghiamo un intervento.
Come associazione abbiamo come scopo statutario la prevenzione del randagismo e l’assistenza agli animali. Siamo volontarie, abbiamo tutte una lavoro, una casa, una famiglia... eppure riusciamo a gestire un gattile con 80 gatti, andiamo a fare le catture in colonia, andiamo porta a porta nei comuni a discutere di convenzioni e contributi. Portiamo animali ammalati dai veterinari, andiamo in gattile a somministrare terapie (anche due volte al giorno se si deve), e tanto, tanto altro
A volte non interveniamo... vero. A volte diciamo di no, che non possiamo, che non ci arriviamo perché per noi è troppo lontano, che l’animale si trova in un territorio per il quale non abbiamo la convenzione, e quindi non abbiamo fondi. Che prima di intervenire la convenzione serve per due importantissimi motivi: piazzare la trappola e catturare un gatto randagio senza il permesso, scritto, del sindaco è bracconaggio; inoltre noi viviamo per la maggior parte di contributi pubblici di enti comunali e sovra-comunali e ci sentiamo responsabili per la spesa di ogni centesimo. Attraverso di noi i comuni virtuosi ottemperano all'obbligo di legge di contrastare il randagismo. Intervenire quindi in un comune per il quale non abbiamo una convenzione firmata significa: 1. Bracconaggio, 2. Usare i contributi di un ente per intervenire in un territorio non suo, 3. Disincentivare i comuni a farsi carico del problema del randagismo “tanto quelle corrono comunque!”. 
Quindi no, a volte non interveniamo, non possiamo farlo. 
E ricordiamo comunque a tutti che l’associazione lavora al 100% con volontari che non accedono nemmeno al rimborso spese per il carburante anche se si fanno più di 50 chilometri per fare turno e che a volte non basta una segnalazione per lavarsi la coscienza e scaricare il dovere (morale e materiale) su altri.